Questa è la storia di un pacco affidato alle poste italiane e delle peripezie che ho dovuto mettere in pratica per poterlo ritirare. Una raccomandata che ha impiegato ben 39 giorni per giungere (quasi) a destinazione. Una raccomandata, non un pacco ordinario…
No
Non è facile essere obiettivi senza rischiare di cadere nel Bias cognitivo di conferma. In pratica l’errore che potrei fare, che poi è quello più comune e che spesso tutti commettono, è quello di affidarsi unicamente alle proprie esperienze per decretare una veridicità assoluta, senza tenere conto di altre fonti. Non posso quindi affermare che il servizio di consegna delle Poste Italiane sia uno schifo, avendo come dato di riferimento solo la mia esperienza, così come non posso affermare che chi ci lavora non ha voglia di fare un beneamato. Non lo posso affermare. Non lo scrivo. No.
Sì
Non è la prima volta che ho problemi con le poste della mia città. Fra bollette sparite nel nulla e avvisi di tentativi di consegna infilati nella buca delle lettere senza che nessuno si degnasse di suonare il campanello, ormai ci ho fatto il callo. In passato mi è capitato di dover rincorrere pacchi, ma generalmente tutto si è sbrigato in una manciata di giorni. Questa volta non è andata così.
6 dicembre, il giorno del mio compleanno, decido di farmi un bel regalo preordinando tre librigame da un editore italiano. Regalo perfetto anche perché a breve arriveranno le ferie di Natale, il periodo dell’anno dove ho più tempo per leggere. Anni fa leggevo tanto, ora invece non riesco più a dedicarmi alla lettura come un tempo. Ci provo, ma il più delle volte leggo mezza pagina e poi vengo colpito da narcolessia. Sono sei mesi che sto rileggendo la stessa pagina dell’ultimo libro di Rollins perché continuo a perdere il segno!
La speranza
I giorni volano e il 17 dicembre il pacco, con servizio di Raccomandata di Poste Italiane, viene spedito al mio indirizzo. Ho il tracking e posso verificare tutte le fasi, dalla presa in carico alla lavorazione presso il Centro Operativo Postale di competenza. Bene, no anzi, bene un beneamato. Il pacco dopo tre giorni è nell’Hub di competenza della mia zona e da lì sparisce dai radar.
Arriva il Natale, Santo Stefano e tutta una serie di giorni lavorativi. Dal tracking il nulla. Il 30 dicembre contatto un operatore attraverso il servizio di chat delle poste. Non è stato facile bypassare il loro bot, molto insistente, che pretendeva assolutamente che parlassi con lui anziché con un umano. Nonostante le insistenze finalmente riesco a spiegare le mie ragioni a una forma senziente. Oddio, forse senziente è un parolone, le sue mi sono sembrate risposte a caso e senza logica, che quasi quasi era meglio il bot.
Non convinto delle rassicurazioni insensate ricevute, il 2 gennaio chiamo direttamente il call center delle poste spiegando le mie ragioni e aprendo un ticket. “Non si preoccupi, la risolviamo velocemente” e sul sito accade il primo miracolo: sul tracking appare lo stato “In Consegna” e nel giro di poche ore “Consegnato”. Machecazz.
Ovviamente non è stato consegnato alcunché, sono a casa e qui non si è visto nessuno. Rifletto: “Che sia finito alle poste centrali come l’ultima volta?” Sì, perché questo scherzetto mica è la prima volta che mi capita, ma ok: “Sai che faccio? Domani vado lì e lo recupero!”.
Nell’antro della morte
Alle poste il tempo si ferma. Un minuto dura almeno sei, forse otto. L’aria diventa pesante e ti avvolge una strana sensazione di spossatezza. Dopo aver speso una mezz’oretta buona ad attendere il mio numero, osservando allibito gli esemplari dietro gli sportelli (ma a dire il vero, anche alcuni elementi al di qua del vetro), vengo ricevuto dal sosia di Dario Franceschini, il ministro della cultura. Gentilmente, con calma, davvero tanta calma, pigia tasti sul suo 386 e sparisce senza senso dietro le quinte, per poi tornare con una tazza di caffè e dirmi che il pacco da loro non c’è. Secondo miracolo: È in mano a un’azienda esterna che si occupa della consegna delle raccomandate. Già che sono lì, chiedo un modulo di reclamo e vedo brillare gli occhi del ministro che, impassibile, mi consegna sorridente un foglio di carta velina.
Non credevo fosse possibile infilare così tante parole in un foglio A4. Un Wall of text scritto così in piccolo da risultare impossibile da compilare, se non provvisti di dieci decimi. Non demordo, lo compilo e allego i miei documenti. Sono sicuro che questo potrà smuovere le cose. Ovviamente mi sbaglio.
L’arte del saper aspettare
Giorni dopo ancora niente, contatto telefonicamente le poste e parlo con una signora con evidenti problemi di dizione. Le chiedo lo spelling dell’azienda che si occupa del mio pacco: “N come Napoli, X come per, U come Udine…”. Mi dice che ci vuole pazienza e bla bla bla, e che il modo migliore per ottenere quello che voglio è scrivere una mail a info poste.
Ci provo. Naturalmente non ricevo nessuna risposta. Nel frattempo, nei giorni successivi, provo a contattare operatori in chat e apro l’ennesimo ticket, ma nulla. Il 19 di gennaio, dopo l’ennesima telefonata di routine, scopro che l’azienda esterna che ha in mano il pacco è la Nexive. Altro che U di Udine. Naturalmente non è contattabile in alcun modo, probabilmente nemmeno dagli stessi dipendenti che vi lavorano, però dopo questa telefonata qualcosa si smuove: lo stato del tracking segnala la raccomandata in consegna.
Ci siamo quasi… forse
Allerto mia moglie, a casa in smart working e pronta a lanciarsi dalla finestra al suono del campanello, ma niente, quel giorno non si fa vedere nessuno. Rientro a casa con un presentimento, controllo nella buca delle lettere e trovo l’avviso di mancata consegna. Maledetti, siamo alle solite. L’avviso dice che posso andare a ritirare il pacco alle poste centrali, non il giorno dopo, che sarebbe venerdì, ma dal lunedì.
Il lunedì successivo ecco il terzo miracolo: hanno scritto una data per il ritiro, ma la raccomandata non è fisicamente in sede. Altro tempo buttato. Scrivo e chiamo, ma serve solo a farmi salire il nervoso alle stelle, sentendomi dire per l’ennesima volta che: “deve portare pazienza, ci sono dei ritardi dovuti all’eccessiva mole di lavoro a cui…”.
Vinta una battaglia, ma non la guerra
Riuscirò ad avere il mio pacco due giorni dopo, mercoledì 25 gennaio, dopo la bellezza di trentanove giorni!
Quello che non ho detto è che in quei giorni mi interfacciavo con il mittente, cordialissimo e incredulo di tutta la vicenda, e che dal canto suo cercava a sua volta di risolvere il problema. Probabilmente è stato solo grazie all’attacco incrociato che si è riusciti a ottenere un esito positivo. Oppure no, bastava avere pazienza e lasciare che tutto andasse come doveva andare. Magari tutti i miei sforzi non sono serviti a nulla e non una parola, scritta o pronunciata, è servita ad accelerare alcunché. Non mi meraviglierebbe.
È stata una dura lotta, mi ha logorato nel profondo e ha messo a dura prova la mia sanità fisica e mentale. Lo so, ultimamente non faccio altro che lamentarmi, ma avevo bisogno di scrivere di questa vicenda per liberarmi anche delle ultime scorie. Ora sto meglio. Non posso dire che il servizio di Poste Italiane sia uno schifo. Non riuscirete a farmi scrivere che le poste sono gestite da schifo. E no, Franceschini non lavora alle poste di Busto Arsizio!
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Va beh su questo argomento potrei scrivere un libro, da pacchi arrivati stra in ritardo ( tra cui uno in particolare in cui ho anche dovuto aprire il ticket su eBay perché pensavo fosse colpa del venditore) a pacchi di valore abbandonati davanti casa senza nemmeno prendersi la briga di suonare ( mi sono anche trovato un cellulare mandato in assistenza che non era mio), mancate consegne perché non ero a casa in particolare nel periodo in cui ero in malattia, bloccato con la schiena, e non sono mai uscito.
Io come te ho avuto le mie esperienze, che non sono un campione significativo per poter trarre delle conclusioni ma, da lavoratore, immagino che se un sistema che è pensato per funzionare non funziona qualcuno dovrà pur avere qualche colpa no?