Questa è la storia di un pacco affidato alle poste italiane e delle peripezie che ho dovuto mettere in pratica per poterlo ritirare. Una raccomandata che ha impiegato ben 39 giorni per giungere (quasi) a destinazione. Una raccomandata, non un pacco ordinario…
No
Non è facile essere obiettivi senza rischiare di cadere nel Bias cognitivo di conferma. In pratica l’errore che potrei fare, che poi è quello più comune e che spesso tutti commettono, è quello di affidarsi unicamente alle proprie esperienze per decretare una veridicità assoluta, senza tenere conto di altre fonti. Non posso quindi affermare che il servizio di consegna delle Poste Italiane sia uno schifo, avendo come dato di riferimento solo la mia esperienza, così come non posso affermare che chi ci lavora non ha voglia di fare un beneamato. Non lo posso affermare. Non lo scrivo. No.
Sì
Non è la prima volta che ho problemi con le poste della mia città. Fra bollette sparite nel nulla e avvisi di tentativi di consegna infilati nella buca delle lettere senza che nessuno si degnasse di suonare il campanello, ormai ci ho fatto il callo. In passato mi è capitato di dover rincorrere pacchi, ma generalmente tutto si è sbrigato in una manciata di giorni. Questa volta non è andata così.
6 dicembre, il giorno del mio compleanno, decido di farmi un bel regalo preordinando tre librigame da un editore italiano. Regalo perfetto anche perché a breve arriveranno le ferie di Natale, il periodo dell’anno dove ho più tempo per leggere. Anni fa leggevo tanto, ora invece non riesco più a dedicarmi alla lettura come un tempo. Ci provo, ma il più delle volte leggo mezza pagina e poi vengo colpito da narcolessia. Sono sei mesi che sto rileggendo la stessa pagina dell’ultimo libro di Rollins perché continuo a perdere il segno!
La speranza
I giorni volano e il 17 dicembre il pacco, con servizio di Raccomandata di Poste Italiane, viene spedito al mio indirizzo. Ho il tracking e posso verificare tutte le fasi, dalla presa in carico alla lavorazione presso il Centro Operativo Postale di competenza. Bene, no anzi, bene un beneamato. Il pacco dopo tre giorni è nell’Hub di competenza della mia zona e da lì sparisce dai radar.
Arriva il Natale, Santo Stefano e tutta una serie di giorni lavorativi. Dal tracking il nulla. Il 30 dicembre contatto un operatore attraverso il servizio di chat delle poste. Non è stato facile bypassare il loro bot, molto insistente, che pretendeva assolutamente che parlassi con lui anziché con un umano. Nonostante le insistenze finalmente riesco a spiegare le mie ragioni a una forma senziente. Oddio, forse senziente è un parolone, le sue mi sono sembrate risposte a caso e senza logica, che quasi quasi era meglio il bot.
Non convinto delle rassicurazioni insensate ricevute, il 2 gennaio chiamo direttamente il call center delle poste spiegando le mie ragioni e aprendo un ticket. “Non si preoccupi, la risolviamo velocemente” e sul sito accade il primo miracolo: sul tracking appare lo stato “In Consegna” e nel giro di poche ore “Consegnato”. Machecazz.
Ovviamente non è stato consegnato alcunché, sono a casa e qui non si è visto nessuno. Rifletto: “Che sia finito alle poste centrali come l’ultima volta?” Sì, perché questo scherzetto mica è la prima volta che mi capita, ma ok: “Sai che faccio? Domani vado lì e lo recupero!”.
Nell’antro della morte
Alle poste il tempo si ferma. Un minuto dura almeno sei, forse otto. L’aria diventa pesante e ti avvolge una strana sensazione di spossatezza. Dopo aver speso una mezz’oretta buona ad attendere il mio numero, osservando allibito gli esemplari dietro gli sportelli (ma a dire il vero, anche alcuni elementi al di qua del vetro), vengo ricevuto dal sosia di Dario Franceschini, il ministro della cultura. Gentilmente, con calma, davvero tanta calma, pigia tasti sul suo 386 e sparisce senza senso dietro le quinte, per poi tornare con una tazza di caffè e dirmi che il pacco da loro non c’è. Secondo miracolo: È in mano a un’azienda esterna che si occupa della consegna delle raccomandate. Già che sono lì, chiedo un modulo di reclamo e vedo brillare gli occhi del ministro che, impassibile, mi consegna sorridente un foglio di carta velina.
Non credevo fosse possibile infilare così tante parole in un foglio A4. Un Wall of text scritto così in piccolo da risultare impossibile da compilare, se non provvisti di dieci decimi. Non demordo, lo compilo e allego i miei documenti. Sono sicuro che questo potrà smuovere le cose. Ovviamente mi sbaglio.
L’arte del saper aspettare
Giorni dopo ancora niente, contatto telefonicamente le poste e parlo con una signora con evidenti problemi di dizione. Le chiedo lo spelling dell’azienda che si occupa del mio pacco: “N come Napoli, X come per, U come Udine…”. Mi dice che ci vuole pazienza e bla bla bla, e che il modo migliore per ottenere quello che voglio è scrivere una mail a info poste.
Ci provo. Naturalmente non ricevo nessuna risposta. Nel frattempo, nei giorni successivi, provo a contattare operatori in chat e apro l’ennesimo ticket, ma nulla. Il 19 di gennaio, dopo l’ennesima telefonata di routine, scopro che l’azienda esterna che ha in mano il pacco è la Nexive. Altro che U di Udine. Naturalmente non è contattabile in alcun modo, probabilmente nemmeno dagli stessi dipendenti che vi lavorano, però dopo questa telefonata qualcosa si smuove: lo stato del tracking segnala la raccomandata in consegna.
Ci siamo quasi… forse
Allerto mia moglie, a casa in smart working e pronta a lanciarsi dalla finestra al suono del campanello, ma niente, quel giorno non si fa vedere nessuno. Rientro a casa con un presentimento, controllo nella buca delle lettere e trovo l’avviso di mancata consegna. Maledetti, siamo alle solite. L’avviso dice che posso andare a ritirare il pacco alle poste centrali, non il giorno dopo, che sarebbe venerdì, ma dal lunedì.
Il lunedì successivo ecco il terzo miracolo: hanno scritto una data per il ritiro, ma la raccomandata non è fisicamente in sede. Altro tempo buttato. Scrivo e chiamo, ma serve solo a farmi salire il nervoso alle stelle, sentendomi dire per l’ennesima volta che: “deve portare pazienza, ci sono dei ritardi dovuti all’eccessiva mole di lavoro a cui…”.
Vinta una battaglia, ma non la guerra
Riuscirò ad avere il mio pacco due giorni dopo, mercoledì 25 gennaio, dopo la bellezza di trentanove giorni!
Quello che non ho detto è che in quei giorni mi interfacciavo con il mittente, cordialissimo e incredulo di tutta la vicenda, e che dal canto suo cercava a sua volta di risolvere il problema. Probabilmente è stato solo grazie all’attacco incrociato che si è riusciti a ottenere un esito positivo. Oppure no, bastava avere pazienza e lasciare che tutto andasse come doveva andare. Magari tutti i miei sforzi non sono serviti a nulla e non una parola, scritta o pronunciata, è servita ad accelerare alcunché. Non mi meraviglierebbe.
È stata una dura lotta, mi ha logorato nel profondo e ha messo a dura prova la mia sanità fisica e mentale. Lo so, ultimamente non faccio altro che lamentarmi, ma avevo bisogno di scrivere di questa vicenda per liberarmi anche delle ultime scorie. Ora sto meglio. Non posso dire che il servizio di Poste Italiane sia uno schifo. Non riuscirete a farmi scrivere che le poste sono gestite da schifo. E no, Franceschini non lavora alle poste di Busto Arsizio!
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Durante la scorsa Ultracon, una bella fiera nerd a Cremona a cui sono stato invitato dagli amici de La Buca del Coboldo, mi sono imbattuto nello stand della Gate on Games. La mia attenzione è stata immediatamente catturata da una manciata di persone attorno a un tavolo, tutte prese a elencare con enfasi dei numeri, manco stessero giocando alla morra. Non avendo visto rivoli di sangue o luccichii di lame, mi sono tranquillizzato e avvicinato a loro per capire meglio di che gioco si trattasse.
Sono rimasto un po’ a guardare mentre iniziava immediatamente un’altra partita. Con ritmo sostenuto e metodico, uno dei ragazzi girava una carta dopo l’altra scrivendo su una plancetta insieme agli altri giocatori un numero. C’era sicuramente meno chiacchiericcio e più attenzione ora, ma ugualmente volavano battute atte a depistare e aggiungere confusione al gioco. Sono rimasto un po’ a guardare senza capire la logica finché, furbamente, ho fatto l’unica cosa sensata che potessi fare: chiedere informazioni allo stand.
Foxy, la memoria fa brutti scherzi!
Foxy è un gioco di memoria per 1-5 giocatori dagli 8 anni in su, per partite dalla durata di 10-15 minuti massimo. Il gioco è semplice, devi osservare ogni carta rivelata, ricordare il numero di animali dello stesso tipo precedentemente scoperti, e segnare il totale sulla propria plancetta. Fare una stima di quanti animali di quel tipo sono stati rivelati fino a quel momento e prenderne nota, casella per casella, fino alla ventesima carta.
Il sistema di punteggio, tanto semplice quanto geniale, attribuisce punti pari a quanto scritto nella casella corrispondente per ogni numero stimato uguale o inferiore al reale numero di animali. Zero punti se si sarà segnato un numero maggiore. Una volta per partita, in un round a nostra scelta, si potrà cerchiare il numero appena scritto scommettendo sull’esatto numero di animali e ottenere il doppio dei punti se corretto. Zero in caso di errore.
Una volta rivelate tutte le carte, il mazzo verrà capovolto e risolto una carta alla volta, tenendo traccia sulla plancetta conteggio di tutti gli animali usciti. Ogni giocatore potrà controllare per ogni casella l’esito delle proprie stime, sommando tutti i punti raccolti.
La carta volpe e le sue varianti
In fase di setup, si dovranno scegliere 19 carte a caso fra le 48 disponibili e aggiungere la carta volpe. Questa carta, quando rivelata, richiederà ai giocatori di scrivere un numero pari alla quantità di diversi tipi di animali fin lì scoperti.
Per variare il gioco si potrà decidere di utilizzare delle varianti incluse nel regolamento, come ad esempio quella di attribuire alla carta volpe, anziché il numero di animali diversi, il numero dell’animale più visto fino a quel momento. Altra variante interessante, che rende il gioco più complesso, sarà quella di attribuire punti a fine partita solo per i numeri esatti, considerando sbagliati anche quelli inferiori.
È questione di ritmo
Il segreto del divertimento di Foxy sta tutto nelle mani di chi gira le carte. Andando troppo piano i giocatori potrebbero annoiarsi, perdendosi in conteggi mentali pesanti, andando troppo veloce invece li si potrebbe scoraggiare, trovando frustrazione e perdita di attenzione. Come per ogni cosa ci vuole la giusta misura. Chi gira le carte dovrà mantenere un ritmo sostenuto ma equilibrato, facendo attenzione a coprire le carte precedenti e lasciare il giusto tempo di guardare la carta a tutti i giocatori.
Gli animali presenti nel gioco sono soltanto 9, ma per ogni carta potranno essercene fino a un massimo di 3. La loro distribuzione, la posizione che cambia da carta a carta e il poco tempo per pensare, porterà fin da subito a confondere le idee di ogni giocatore. Se poi consideriamo che alcuni animaletti fetenti si nascondono dietro gli alberi, si comprende quanto possa risultare complesso tenere il conto!
A tal proposito
Complimenti all’autore, David Spada, per aver creato un gioco molto divertente ed elegante. Foxy è un titolo adatto a tutti i tipi di giocatori soprattutto grazie a un sistema di gioco immediato e pulito, ma parte del suo successo lo deve sicuramente anche a Stefano Tartarotti, autore dei bellissimi disegni. Uno stile riconoscibile e piacevole che ho imparato a conoscere in questi ultimi anni, grazie soprattutto al connubio tra fumetto e gioco del bellissimo Un Giorno da Cana. E poi il musetto di quella volpe è davvero troppo simpatico, con quel nasino nero lucido che sulla scatola è liscio anche al tatto.
In conclusione
Foxy può essere giocato anche in solo, o addirittura con più delle 5 persone indicate sulla scatola, bastano solo un po’ di furbizia, dei fogli di carta e delle penne. Il gioco è perfetto per ogni tipo di giocatore. Il regolamento è semplice da spiegare e la durata di ogni partita si attesta sui 10 minuti circa. Buona variabilità grazie al numero di carte a disposizione e alle varianti che potranno aumentare o diminuire il livello di difficoltà del gioco.
Giocato fra adulti resta godibilissimo e divertente, soprattutto se si aggiunge un po’ di caciara per far sbagliare gli avversari. Sicuramente, dopo le prime carte, la conta degli animali diventerà impegnativa e metterà il giocatori davanti a forti dubbi: sono sicuro che sia questo il numero giusto o è meglio scrivere uno più basso, così da essere sicuro di fare punti e non “sballare“?
Dopo qualche partita ho capito che più che una volpe, sono come Dory…
Anch’io dimentico ogni cosa nel giro di pochi secondi! A proposito, dovevo scrivere un articolo, ma non ricordo più su cosa…
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Ciao, ecco un articolo “veloce veloce” sulla mia esperienza a Essen Milano presso La Casa dei Giochi, organizzata dalla Tana dei Goblin Milano-BGS.
Cos’è Essen Milano
I più attenti di voi, quelli che mi seguono sulla mia pagina Instagram, sapranno già tutto. Anche quest’anno sono riuscito a essere presente a questo bell’evento, unico nel suo genere, capace di portarti un assaggio di Essen a pochi giorni dalla fiera.
A livello organizzativo funziona in maniera semplice: ci si iscrive, ci si presenta, ci si siede a giocare, tutto senza tirare fuori un euro. Anzi, ho preso una birra e un panino al salame, quindi otto euro e cinquanta li ho tirati fuori, ma andiamo avanti.
Un evento organizzato in maniera ineccepibile grazie all’impegno di persone appassionate e sempre disponibili. Giocatori, prima di ogni cosa anche loro, pronti a condividere giochi, conoscenza ed esperienza, spiegando instancabilmente regolamenti come se non ci fosse un domani! Grazie a Stefano, Francesco, Marco, Tania, Peppe, Oscar, Alessandro e tutti gli altri a cui non so dare un nome. Un grande ringraziamento a chi spende il proprio tempo per divulgare forte. Magnifici davvero!
Bando alle ciance, ho poco da mostrare, complice un telefonino scarico per metà evento, ma ecco quel poco.
AFU Armed Forces of Ukraine
Spiegazione molto approssimativa. Sì, metto le mani avanti.
Gioco di carte tattico per due giocatori con meccanica di Deck Building, naturalmente incentrato sul conflitto Ucraino-Russo. Sono stato “tirato per la giacca” dal buon Lorenzo, meglio conosciuto come Board Game Physicist, che ne aveva sentito parlare e sentiva il bisogno di provarlo assolutamente. Io no, ma a quanto pare mi sono trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Pur essendo un titolo competitivo, i due giocatori interpreteranno entrambi l’Ucraina alle prese con gli attacchi russi. Partendo da un mini mazzo di potenza “bassa” i giocatori affronteranno da prima degli scontri dell’avanzata russa, per poi entrare definitivamente in guerra con un mazzo potenziato. Ogni giocatore contro un mazzo della fazione Russa. A ogni turno, dopo aver pescato dal proprio mazzo cinque (forse sei, non ricordo più) carte esercito, verranno girate tre carte russe, alle quali bisognerà rispondere ponendo sotto ognuna una propria carta. Su ogni carta (sia nostra che del nemico) sarà presente un valore di attacco e di difesa, condizioni di attacco particolari, eventuali icone per supporto e punti per acquisti delle nuove carte. Si potranno aggiungere carte nelle retrovie con il simbolo corrispondente, a supporto di quelle in prima linea per potenziarne le statistiche.
Una volta piazzate le carte, si dovrà risolvere ogni battaglia, sia dal punto di vista dell’attacco che della difesa, determinando così eventuali perdite e vittorie. Le carte avanzate dalla propria mano serviranno per acquistare nuove carte da aggiungere al proprio mazzo scarti. Terminato il turno si pescheranno nuove carte, rimescolando il mazzo degli scarti all’occorrenza, per proseguire nella battaglia.
La cosa “figa” è che al termine della prima fase di scontri, quando ci sarà da riformare il mazzo della guerra, andranno aggiunte tutte le carte del nemico vincenti delle precedenti battaglie. A fine partita bisognerà controllare gli obiettivi personali e quelli condivisi, ma dico la verità: non siamo arrivati a quel punto.
Considerazioni
Non è il mio genere. Anzi, proprio non è per niente il mio genere, sia per tematica che per meccanica di gioco. Interazione zerissimo. Potevano farlo per un solo giocatore e sarebbe stato identico. Anzi, c’è già la modalità in solitario ed è già praticamente così. Giocando in due a un certo punto ci si scambia le carte nemico. Basta, tutto qui. Avrei potuto alzarmi a metà partita e tornare dopo un quarto d’ora al tavolo, che praticamente non avrebbe fatto differenza. Apprezzo i giochi a bassa interazione, ma sono onesto, speravo di scannarmi contro il mio avversario. Tanto valeva giocare a Magic a sto punto.
Ho sentito che parte dei ricavati vanno direttamente a sostegno del popolo ucraino, e sicuramente questa è la cosa che più mi piace di questo gioco.
The Hunger
Visto che non sono molto amante dei Deck Building e che mi piace darmi martellate sui maroni, ho provato anche The Hunger, nuovo titolo di sua maestà Richard Garfield, per 2-6 giocatori, in Italia grazie a Cranio Creations.
Che dire, i giocatori interpretano dei vampiri a caccia di sangue che per nutrirsi dovranno lasciare le stanze sicure del castello, addentrandosi fra le montagne, le radure e i boschi cercando di tornare al sicuro delle mura entro l’arrivo dell’alba (15 round). Lungo il tragitto incontreranno fonti e tesori, dove attingere raccogliendo dei bonus e delle tile con punti di fine partita.
Si pescheranno e giocheranno tre carte dalla propria mano, si attiveranno poteri e condizioni descritte e si deciderà in che quantità usare i punti riportati sulle carte per cacciare e per muoversi sul percorso. Per cacciare verranno rivelate a ogni round delle carte, che i giocatori potranno acquistare e aggiungere ai propri scarti. Carte umano coi punti alti spesso non avranno abilità attivabili, anzi, potrebbero addirittura riportare condizioni penalizzanti, oltre che naturalmente riempire il mazzo di fuffa. Essenziale sarà riuscire a tornare al castello entro il tempo limite, pena la morte del proprio personaggio.
Considerazioni
Sempre al netto di una sola partita in un contesto dispersivo. Provato in 4, quindi non a pieno regime, la partita è durata circa un’oretta. Parto dal presupposto che non è la tipologia di giochi che più apprezzo, quindi posso risultare troppo netto, ma questo non è un gioco che comprerei. Nemmeno Clank comprerei, gioco molto simile nelle dinamiche e che sicuramente lo reputo superiore a questo. Attenzione, non sto dicendo che non sia un buon gioco. Mi sono divertito e sicuramente con più partite, anche solo per familiarizzare con le carte, riuscirei a tornare al castello invece di fermarmi alla casella prima (machecazz). Il problema è che non ho nessuna voglia di farci altre partite…
Terracotta Army
Sarò onesto, ci siamo seduti perché il tavolo al momento era l’unico libero. Non ero particolarmente attratto da questo gioco, forse sospettando una somiglianza troppo marcata con Xian, gioco che adoro, ma sicuramente di un altro peso.
Comunque, in realtà, tolte le statue dell’esercito di terracotta non è che ci siano chissà quante somiglianze. Sì è vero, c’è un discorso di maggioranze a fine partita e durante i conteggi di fine round che lo rendono simile, ma la meccanica che governa il tutto è legata al piazzamento dei propri lavoratori su di una ruota speciale. Avete mai giocato a Barbarians? Un po’ le somiglia. Anche in questo titolo c’è una sorta di ingranaggio centrale con tre dischi che ruotano. Al proprio turno i giocatori dovranno scegliere un settore della ruota, piazzarci un meeple e attivare tutte le azioni, dalla più interna alla più esterna, presenti su di quel settore. Azioni quali raccogliere argilla, costruire una statua dell’esercito, attivare abilità speciali, piazzare statue neutre capaci di aggiungere valore per le maggioranze, bagnare argilla (che da un turno all’altro si secca e altrimenti diventa inutilizzabile).
Non entro troppo nello specifico, ma la cosa interessante è che è possibile ruotare i dischi pagando delle monete, per poter collegare azioni altrimenti non attivabili fra loro e magari innescare delle combo. Inutile dire che questa cosa scombinerà i piani di chi dovrà giocare dopo, mandando a monte tutti i ragionamenti fatti, perché le ruote potranno essere ruotate solo di uno step, ma unicamente in un verso. Ah, dimenticavo, ognuna opposta all’altra! Lo scrivo meglio che altrimenti non si capisce: una può ruotare in senso orario e l’altra in senso antiorario. Immaginate i vaffa di chi gioca dopo qualcuno che gli ruotando i dischi gli ha scombinato ogni ragionamento!
Considerazioni
Non abbiamo finito la partita, ci bastava capire come funzionasse. Sicuramente giocarlo in mezzo al casino, senza poter fare una strategia a lungo termine (avevamo già deciso di fare due giri e basta) non è stato il massimo, ma non rifiuterei di rigiocarci in condizioni migliori. Non lo comprerei, perché non è un gioco che riuscirei a intavolare quanto basta per ammortizzare il costo. Quanto costa? Non ne ho idea, ma qualcosa mi dice che è sicuramente più di quanto effettivamente pagherei.
Tiwanaku
Lo voglio.
Seriamente, questo gioco io lo voglio. Titolo deduttivo dal sapore Sodukesco (eh, che parola che ho appena coniato!) con un gimmick bello ciccioso: La ruota Pachamama.
Siamo degli esploratori alle prese con un’area ignota della quale non conosciamo nulla. Inizialmente l’intera plancia, suddivisa in tanti quadratini, sarà vuota ad eccezione di alcune tessere paesaggio in 4 colori differenti con sopra dei segnalini numerati a forma di ortaggi… non indaghiamo oltre, non ricordo che tipo di ortaggi siano. A ogni ortaggio corrisponde un numero e per comodità parlerò solo di numeri nel resto dell’articolo.
Comunque, dovremo rivelare tutte le altre aree ancora nascoste, accumulando punti per i territori esplorati (che premieranno una diversificazione costante), ma soprattutto scoprendo per intuizione che tipo numero sarà presente in ognuno di essi. Con la nostra squadra (4, 5, 6 meeple boh?) dovremo indagare, quadrato per quadrato, scegliendo fra due azioni:
Muovere
Divinare
Muovere
I meeple si muoveranno in maniera ortogonale sempre almeno di uno spazio. Potranno anche muoversi di più spazi,.ma solo attraversando terreni con sopra dei numeri o occupati da meeple dello stesso colore. I meeple di colore diverso invece bloccheranno il passaggio. Avanzando su di un quadrato non ancora esplorato il meeple dovrà fermarsi, rivelando il terreno attraverso la Ruota Pachamama.
Divinare
Si potrà decidere, anziché spostarsi, di divinare una o più tessere sulle quali saranno presenti i propri meeple. Bisognerà indovinare il valore della tessera, controllando sulla Ruota Pachamama. Indovinando si guadagneranno i punti e il relativo segnalino appena scoperto. Potrà essere convertito in punti a fine di un qualsiasi turno (set collection, più tipi diversi più punti). Se si sbaglierà la deduzione, si prenderanno punti negativi pari all’effettivo valore della coltivazione non indovinata.
Con questa azione si potranno tentare più risoluzioni per ogni meeple presente sui diversi quadrati non ancora rivelati.
Deduzione sì ma come
La partita terminerà non appena tutti i quadrati saranno stati esplorati, da lì si procederà all’individuazione dei numeri restanti. Prima parlavo di gioco sudokoso perché un po’ ricorda il sudoku. Qualcosa almeno. In pratica ogni numero dovrà essere presente in un’area colorata nello stesso numero di quadrati dai cui è formata, ma non ripetuto. Se l’area sarà composta da sole due tessere di un colore, ad esempio, noi sapremo che quelle due tessere saranno per forza una da 1 e una da 2. Un’area da quattro tessere, per forza di cose da un 1, un 2, un 3 e un 4. Chiaro no?
Altro fattore, essenziale, tutte le tessere territorio di un’area non potranno essere adiacenti a altre tessere dello stesso colore. Anche diagonalmente. Per quanto riguarda i numeri la stessa cosa, tessere con un numero, indipendentemente dal terreno su cui saranno posizionate, non potranno essere adiacenti a tessere con lo stesso numero. Anche diagonalmente.
Considerazioni
Adesso, se non avete capito nulla è normale. Primo perché sicuramente lo avrò spiegato di me… ehmm male io, secondo perché è un gioco difficile da spiegare. A Milano dopo la spiega ho pronunciato una frase tipo: ” scusa, io non ho capito un ca**o di nulla”. Forse ho aggiunto anche un “non sei tu, sono io…”. Dopo essermelo fatto rispiegare, con stoica pazienza del dimostratore che pareva alle prese con un bambino dell’asilo, ancora non avevo capito granché. Solamente giocandolo ho afferrato e mi si è aperto un mondo.
Se ti piacciono giochi alla Cryptid o eri un vecchio appassionato di Mastermind, questo non devi fartelo scappare.
Mi ci sto divertendo anche su BGA, per ora è in beta (o alpha non ricordo la differenza) scoprendo che in due è una bomba. La ruota Pachamama è una figata, certo si sarebbe potuto utilizzare una semplice app, risparmiando sul costo del gioco e scongiurando possibili errori umani (a noi è successo di sbagliare a settare le levette), ma che figata è quando la consulti e senti quel brividino di incertezza tirando la linguetta? Forse ne vale davvero la pena.
Alla fine della fiera
Ho giocato poco, a conti fatti, perché ho preferito adottare un approccio rilassato e godermi qualche pausa curiosando gli altri che giocavano. Ogni tanto ci sta. Sono andato via anche presto perché avevo un impegno, ma non potevo assolutamente mancare. Davvero, è un evento a cui non bisogna rinunciare!
Riassunto per chi non aveva voglia di leggere e ha scorso l’articolo fino alla fine: Essen Milano è una figata!
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Vi piace il titolo? È ispirato alla canzone dei Green Day. L’alternativa era Settembre di Alberto Fortis, ma all’ultimo ho pensato che l’avremmo capita solo io e lui. E poi non volevo dare ulteriore sfoggio della mia vecchitudine. Inizialmente il titolo doveva essere: “Listone dei Giochi di settembre Provati!” con tanto di punto esclamativo. Sicuramente un titolo acchiappa click, ma invece no, non ce l’ho fatta. Meglio un titolo che non c’entra nulla e chissene delle views!
Comunque, è un po’ che non scrivo qualcosa su questo blog. Sarò sincero: ultimamente non ne avevo tanta voglia. Capita a tutti un periodo di stanca, se poi questo stato accade in concomitanza con un periodo lavorativo piuttosto impegnativo, difficilmente si riesce a tirarsene fuori. Aggiungiamoci anche tutta questa abbondanza di servizi di streaming a cui sono abbonato, con decine e decine di serie capaci di risucchiare la stragrande maggioranza del mio tempo libero, e avrete il quadro completo. Ah, ho anche iniziato a giocare ad Assassin’s Creed Odyssey su Xbox, visto che ancora mi mancava…
Per ovviare alla pochezza del mio apporto divulgativo di questo ultimo periodo, recupero scrivendo un articolo su tutto quello che ho giocato a settembre! Non che possa migliorare la situazione, ma almeno mi sento meno in colpa!
Dopo le ferie le fiere
Settembre nel momento in cui scrivo è inesorabilmente scivolato via e guardandomi indietro non posso lamentarmi di quanto mi abbia lasciato. Ho passato bei momenti al tavolo, alternando giochi leggeri a giochi ben più impegnativi, attorniato da tanti amici. Approfittando della mia presenza alla BGICON di Pescara e ai Giochi Ducali di Vigevano, ho potuto giocare più del solito, da qui l’idea di farvene una carrellata, rigorosamente in ordine cronologico.
Hail Hydra
Party game deduttivo ad ambientazione supereroistica, i cui nomi dei personaggi noti (e anche meno noti) del panorama Marvelliano aggiungono appeal a un titolo a mio avviso piacevole e solido. L’ho giocato solo nella massima configurazione possibile, in otto, quindi non ho idea di come scali in meno giocatori, ma ho come la sensazione che fino a sei regga a dovere. In questo gioco con ruoli nascosti i giocatori saranno al servizio dello S.H.I.E.L.D. intenti a salvare New York dall’attacco di più villain e nel tentativo di recuperare il Tesseract. C’è solo un problema: all’interno della squadra di eroi ci saranno degli agenti dell’Hydra infiltrati, pronti a tutto per sabotare le azioni della squadra e portare alla vittoria l’HYDRA.
Il sistema è simile a quello di Avalon con votazione, carte coperte e momentanea esclusione dei sospettati per un turno con in più, giustamente, delle abilità peculiari dei personaggi da utilizzare al momento giusto. Vuoi mettere essere Hulk e farti partire la brocca distruggendo tutto nei paraggi?
The Magnificent
Gioco snobbato da tutti per ragioni a me ignote, The Magnificent non ha fatto parlare molto di sé, sparendo rapidamente nell’oblio dei giochi, seppellito dalle tante novità che ogni settimana escono. Forse le motivazioni sono da ricercare in un tabellone eccessivamente cupo, in un tema che non acchiappa come quello del circo, oppure, più semplicemente, dalla sua uscita in un periodo non fortunatissimo per la mancanza di fiere.
Per me, amante dei giochi con il draft di dadi, questo titolo è stato una bella scoperta.
Zefiria
Questo è un gioco collaborativo da 2 a 4 giocatori in cui bisognerà portare ordine nel regno di Zefiria. Venticinque carte quadrate disposte in una griglia 5×5 dove lo scopo dei giocatori sarà quello di riordinarle utilizzando pochissime mosse. La particolarità di questo gioco è data dai poteri asimmetrici dei personaggi, che se ben armonizzati con quelli degli altri, porterà a una risoluzione del rompicapo. Difficile portare a casa la vittoria. Dannatamente difficile e forse proprio per questo mi piace. Gioco italiano, fatto da italiani per una casa editrice italiana.
BGICON
Nel mio peregrinare in luoghi di gioco mi sono fermato in quel di Pescara, in ritardo di circa un anno, per partecipare alla BGICON, evento organizzato da Gianluca Ulisse di BoardGameItalia, che ringrazio per l’invito e la disponibilità. In ritardo di un anno dico perché l’anno scorso, nonostante avessi già preso il biglietto aereo (non rimborsabile), all’ultimo dovetti rinunciare per impegni dell’ultimo minuto. Quest’anno sono riuscito a esserci e che dire… meraviglioso!
Ho conosciuto diversi nuovi amici e ho potuto riabbracciare chi non vedevo da tanto. Ho giocato tanto ma mangiato di più! Forse potrei aprire un blog di avventure culinarie e postare le tante foto di tutto il ben di Dio che ho trangugiato (Le Coliche del Gioco come suona?), ma sto divagando troppo.
Pulsar 2849
Sì parlava di draft di dadi e questo è uno dei migliori a mio avviso. A tema fantascientifico in questo gioco i giocatori dovranno viaggiare per la galassia, scoprire nuovi mondi, sviluppare tecnologie, attivare trasmettitori, scoprire delle pulsar e costruirci dei giroscopi. Otto round scanditi dalla scoperta di nuove tecnologie, che aggiungono soluzioni e possibilità per lo sviluppo di strategie di gioco. In ogni round i giocatori avranno a disposizione due azioni, la cui “forza” sarà determinata dal valore dei dadi scelti, più un’eventuale azione extra data dal dado rosso. Il buon Suchý ha tirato su un gioco davvero bello bello. L’unica problematica, degna di nota, occupa un fottio di spazio sul tavolo!
Fief France 1429
Ok, aspettate che mi gira la testa. In Fief i giocatori vestono i panni di grandi casate in lotta fra loro per l’egemonia dei territori. Alleanze, intrighi, matrimoni, piccole battaglie e vere e proprie guerre, architettate mediante l’utilizzo di carte evento. Regole e regolette a non finire che lo rendono complesso da assimilare alla prima partita. Proprio per questo non aggiungo altro per evitare di scrivere sciocchezze.
Se mi è piaciuto? Non l’ho mica capito… forse non è proprio il mio genere, però sono sicuro che alla prima partita non lo si possa apprezzare a dovere. Servirebbe rigiocarlo. Tante volte. Non credo di averne la forza!
Just One
Party Game perfetto da giocare quando si è in tanti, anche con dei non giocatori. Ogni turno un giocatore pescherà una carta senza guardarla e mostrandola a tutti gli altri. Sulla carta saranno presenti più parole e il giocatore dovrà indovinare una di quelle. Gli altri dovranno scrivere una parola (ovviamente non la stessa né una derivata) per aiutarlo a indovinarla, con l’eccezione che non si potranno avere due o più parole uguali. I giocatori infatti, prima di mostrare i propri indizi a chi di turno, si confronteranno ed eventualmente cancelleranno quelli identici, riducendo così le possibilità di indovinare la parola segreta. Gioco semplice ma di sicuro successo.
Draftosaurus
Beh che c’è da scandalizzarsi? Dopo dadi e carte, perché non fare un bel draft con dei meeple a forma di vari dinosauri? Gioco molto accattivante e simpatico di piazzamento dinosauri, i quali a fine partita restituiranno punti in base a dove piazzati. Giochino veloce e immediato, adatto dagli 8 anni in su.
Lancaster
Titolo a tema medioevale ormai diventato un classico e che finalmente sono riuscito a recuperare! La mia ignoranza ludica sui vecchi titoli si è ridotta di un granello e devo ammettere che ne è valsa davvero la pena. Giocato in cinque, che credo sia la configurazione migliore per apprezzarlo, e sfruttando la bigbox del buon Meeple con la camicia, aggiungendo qualche nuova legge delle espansioni. Piazzamento lavoratori in cui il valore dei cavalieri utilizzati permetterà di ottenere azioni esclusive ed eventualmente influenza dei signori dei feudi. Avere influenza permetterà a ogni round di promuovere o abrogare le leggi per fare spazio a quelle nuove, le quali restituiranno punti vittoria per determinate condizioni raggiunte. Gioco a tratti feroce, che merita davvero di essere rigiocato.
Scout
Giochino di carte della Oink Games che a mio avviso dura un pelino troppo. Non ricordo quanti round sono, ma ricordo che mi sono alzato dal tavolo con la sensazione di esserci stato seduto il doppio di quanto avrei voluto. Sostanzialmente hai una mano di carte che non puoi riorganizzare in alcun modo. Solo all’inizio puoi decidere se tenerla in un verso o sottosopra, questo perché le carte riportano dei valori da uno a dieci, sia da un verso che dall’altro. Lo scopo sarà quello di calare carte con un valore maggiore di chi ti ha preceduto, utilizzando scale o più carte dello stesso valore, ma ovviamente le carte potranno essere giocate solo se adiacenti fra di loro. Una sorta di poker dove però è innegabile che ci sia bisogno di una buona dose di culo. Scusate la franchezza.
One Night Ultimate Werewolf
Altro gioco a ruoli nascosti in cui bisognerà trovare i licantropi. Party game in cui più si è meglio è, dove le peculiarità di alcune carte permettono di scambiarle in una fase in cui tutti hanno gli occhi chiusi. Cioè, mi spiego meglio, può essere che tu sia un cacciatore inizialmente, poi senza rendertene conto ti ritrovi licantropo. Partite ultra veloci, 5 minuti forse, e buon riempitivo quando si è in tanti.
Alien frontiers
Finalmente l’ho rigiocato! L’ultima volta credo sia stata cinque o sei anni fa. Piazzamento dadi a tema fantascientifico, in cui lo dico sarà quello di creare tutte le proprie colonie su di un pianeta. Gioco di gestione risorse, gestione carte, poteri asimmetrici se si utilizza una delle espansioni.
Molto molto figo, ma non mi sento di consigliarlo in quattro giocatori per via di un discreto downtime. Difficile da trovare, se non a prezzi proibitivi.
Alhambra
Altro granello tolto dalla mia ignoranza ludica, gioco di piazzamento tessere che a differenza di tanti giochi, qui non puoi ruotare. Vanno messe così come si pescano. Bisognerà costruire un quartiere di Alhambra, cercando di ottenere le tessere più vantaggiose, scartando carte del valore e del colore adeguato. Scartare carte con il valore preciso della tessera da acquistare (cosa non così semplice) permetterà di risolvere due azioni anziché soltanto una durante il proprio turno.
Ok, se ti va di sfiga con le carte non hai speranze, ma che bello è questo gioco?
Colosseum
Non ho mai riso così tanto a un tavolo! Ok, naturalmente la stragrande maggioranza del merito è dei compagni di gioco, ma questo titolo si presta davvero bene allo scopo. Bisogna soddisfare le richieste per allestire degli spettacoli a cui fare assistere Giulio Cesare, mercanteggiando con gli altri giocatori risorse utili ai propri scopi. Naturalmente barattare oggetti innescherà tutta una serie di insulti e ripicche fra i giocatori, che sono il bello del gioco. Ah sì, dura uno sproposito a mio avviso, però mi sono divertito.
Candy Lab
Prima di giocarlo pensavo fosse una schifezza e invece mi sono dovuto ricredere. Non fraintendetemi, non è chissà che gioiello, ma funziona e fa il suo. Interazione feroce ma con il sorriso stampato in faccia, quando giochi carte per raccogliere “caramelle” e rifili agli avversari colpi bassi. Infatti, quando raccolte le caramelle, si attivano gli effetti stampati sulle stesse come scambi di carte, restituzione caramelle e carte dalla propria mano e via andare. Meno banale di quello che ci si possa aspettare.
Imhotep
Gioiellino ambientato nell’antico Egitto dove i giocatori vestiranno i panni di costruttori alle prese con le meraviglie dell’epoca. Lo scopo sarà ovviamente quello di ottenere il maggior numero di punti a fine partita. Nel turno si potranno ottenere risorse oppure piazzarsi sulle canoe pronti per il viaggio verso i cantieri. Una volta che le imbarcazioni saranno piene chi sarà alla guida (il primo che si sarà piazzato sulla barca) deciderà dove viaggiare per assicurarsi un posto nei cantieri migliori. Si gioca sempre con vero piacere.
Tornare alla normalità
Dopo l’avventura a Pescara e soprattutto aver accumulato con il Frecciarossa circa un’ora e mezza di ritardo, fra andata e ritorno, si torna alla normalità e a giocare con il mio solito gruppo di amici.
Carcassonne
Hai poco tempo e non sai cosa giocare? Allora vai di Carcassonne, classico di piazzamento tessere che non può mancare nelle librerie di ogni appassionato. Peschi una tessera e la piazzi dove e come meglio preferisci, rispettando contorni e immagini, poi se vuoi piazzi uno dei tuoi meeple. In base a come lo piazzi questo meeple sarà un contadino, un ladro, un cavaliere o un monaco. A seconda delle diverse condizioni potrai fare punti durante la partita o alla fine, quando l’ultima tessera sarà stata piazzata. Classico intramontabile che regge fino a cinque giocatori, ma che tutti sanno che dà il meglio in un uno contro uno. Interessanti anche le diverse espansioni che aggiungono ulteriore variabilità.
Celestia
Sapete cos’è un push your luck? Sette e mezzo, il gioco di carte, è il push your luck più famoso fra i non giocatori. Quanto puoi spingerti oltre a chiedere carte prima di sballare? Ecco, Celestia è la stessa cosa, ma con un sistema di gestione del mazzo di carte diverso. A turno i giocatori vestiranno i panni del pilota di un vascello aerospaziale che dovrà assolvere a delle missioni, tirando il dado e pagando obbligatoriamente le risorse richieste e scartando carte dal proprio mazzo. Gli altri giocatori, i passeggeri, dovranno decidere se fidarsi del capitano o scendere sull’isola in cui si trovano. Più andrà avanti l’astronave più alto sarà il range di punti che si potranno guadagnare, ma se il capitano non riuscirà a pagare le risorse, lui, l’astronave e tutti quelli che sono a bordo, precipiteranno a mani vuote. Gioiellino.
The Resistance: Avalon
Sua maestà Avalon: il miglior gioco a ruoli nascosti di sempre. Almeno secondo me, ma credo anche la stragrande maggioranza delle persone che lo hanno provato. Avalon, o meglio, The Resistance: Avalon, è un gioco a tema medioevale in cui le due fazioni a confronto vestiranno i panni dei personaggi dell’omonima epopea. I seguaci di Mordred e quelli di Artù dovranno decidere chi mandare in battaglia, cercando di intuire dalle loro decisioni chi farà parte di una fazione e chi dell’altra. Un gioco di bluff che porterà a dubitare di chiunque al tavolo. Splendido. Clamoroso se giocato almeno in 8 giocatori.
Colt Express
Avete presente i vecchi western con l’assalto al treno da parte dei banditi? In questo gioco noi saremo quei banditi, ognuno con una propria abilità speciale. Lo scopo sarà quello di raccogliere diamanti, sacchi di denaro o valigette, disseminati nelle varie carrozze. Per farlo giocheremo carte ad ogni turno che ci permetteranno di raccogliere denaro, camminare, salire sul tetto della carrozza, colpire con un pugno, sparare o muovere lo sceriffo. La particolarità? Dopo aver giocato tutti i turni richiesti per il round (in numero variabile e con condizioni sempre diverse) si risolveranno le azioni giocate. In pratica un gioco di programmazione con delle variabili nascoste che influenzeranno anche le proprie scelte. Dire che è incontrollabile è un eufemismo, ma nonostante questo, Colt Express è un titolo davvero molto divertente. E poi, come resistere a quel treno?
Giochi Ducali
Approfittando di una giornata serena, sono andato a Vigevano il 25 settembre ai Giochi Ducali, evento ludico molto figo organizzato dall’associazione Dadi Ducali. È un ritorno per me, che ero già stato presente nel 2019, e che oggi come allora mi ha profondamente colpito per la bellezza del castello e il clima che si respira ai tavoli. Ho rivisto degli amici che solitamente incontro nelle grandi occasioni, che è sempre un piacere, e alcuni degli scappati di casa con cui mi ritrovo a giocare solitamente. L’unica nota stonata: Ci ho messo la bellezza di 55 minuti ad arrivare, nonostante si tratti di circa una trentina di chilometri! L’evento resta comunque bellissimo, sicuramente per la cornice, ma soprattutto per la disponibilità degliorganizzatori, davvero molto simpatici e gentili.
Wacky Races
Chi non ricorda Dick Dasterdlay e tutti gli altri personaggi del fortunato cartone animato? In questo gioco ci si sfida su di un circuito con una meccanica semplice: scarti una carta di un colore per muoverti su di una casella di quel colore. Il primo movimento non è nemmeno subordinato al colore, basta scartare una carta qualsiasi. Ci sono poteri speciali che richiamano le abilità dei personaggi della serie, ma per il resto il gioco è davvero troppo easy.
Effetto nostalgia a parte, non mi sento di consigliarlo. Considerate che ci ho fatto tre partite nel tempo e amavo il cartone, ma anche no.
Wingspan
Il gioco degli uccelli! Un gioco molto elegante a mio avviso il cui scopo è collezionare volatili di varie tipologie, cercando di fare il maggior numero di punti per uova, carte e obiettivi di inizio partita. Costruire un buon motore di gioco sarà il sistema per ottimizzare le proprie azioni, sfruttando le abilità dei pennuti a nostra disposizione. Semplice e alla portata di tutti, ma con un bel problema a monte: ma davvero ungioco sugli uccelli? La tematica lo rende un gioco poco appetibile ai più. Peccato, perché è davvero un bel gioco.
Suburbia
Un piazzamento tessere in cui dovremo costruire la nostra città, con un occhio sempre aperto verso quelle degli altri giocatori. In base a dove verranno posizionate le tessere si potranno ottenere benefici in termini di punti o denaro, ma anche dei malus. Il sistema di punteggio molto interessante perché livella e corregge l’eventuale fuga di un giocatore, diminuendone le statistiche delle rendite. Bello il senso di crescita e bella anche la lotta al raggiungimento degli obiettivi comuni e personali. Ottima variabilità per un titolo tutto sommato veloce da giocare e che regala sempre bei momenti al tavolo.
Adesso non è che…
…vi dovete aspettare un articolo di questo tipo ogni mese. Anche perché solitamente gioco molto meno! Però sarei davvero curioso di sapere se vi è piaciuto e se vi farebbe piacere leggere qualcosa di simile in futuro. Magari qualcosa anche di meno lunghetto, dato che vi conosco, poverini, che altrimenti vi stancate a leggere tante parole una dietro l’altra!
ah, visto che tanto sono sicuro che quasi nessuno sarà arrivato a leggere fino a qui, spero non vi dispiaccia se aggiungo qualche parola chiave per fare felice la Seo tipo: Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre Listone Giochi Settembre. Ho un disturbo ossessivo compulsivo che non mi permette di pubblicare un articolo se non perfettamente indicizzato!
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Ho scoperto Sobek 2 Giocatori per caso all’ultimo Play festival del gioco di Modena. Conoscevo l’originale Sobek solo di nome, mai giocato, e avevo intravisto qualche post su Facebook di questa nuova versione per due giocatori, ma non gli avevo prestato molta attenzione. L’ho provato insieme al mio amico Riccardo (che si lamenta sempre di non essere mai menzionato in quello che scrivo. Contento ora?) e ho perso male. Solo fortuna, tzè. Me lo sono comprato comunque.
Perché? Perché mi è piaciuto molto!
Il gioco in breve
Pubblicato da Catch Up Games, distribuito da Blackrock Games e portato in Italia, in italiano, da Playagame Edizioni, Sobek 2 giocatori è un gioco di Bruno Cathala e Sébastien Pauchon, illustrato da Naïade.
“È in corso la costruzione di un tempio dedicato a Sobek. Nei pressi del sito, lungo il Nilo, è sorto un enorme mercato, rifornito dal continuo andirivieni di feluche e piroghe. La tua Gilda dei Mercanti e quella del tuo avversario sono determinate a sfruttare questa incredibile opportunità. Il dio Sobek potrebbe fare pendere l’ago della bilancia offrendo i suoi favori al mercante meno corrotto.”
tratto Dal regolamento
Come si gioca
Sobek 2 Giocatori è composto da una Plancia Mercato dove andranno disposte casualmente le tessere Merce (scoperte) e le tessere Personaggio (coperte), lasciando a fianco una pila delle rimanenti. Nella scatola sono presenti un segnalino Ankh, necessario per la pesca delle tessere, tredici gettoni piroga di cui cinque andranno posti a lato della plancia negli appositi spazi.
Un sacchetto contenente tredici Gettoni Deben. I Gettoni Deben sono delle sorte di monete con dei valori variabili che, durante il gioco, si pescheranno dal sacchetto e andranno ad aumentare il proprio punteggio di fine partita. Ogni giocatore, dopo aver ricevuto la plancia corruzione e due tessere iniziali, potrà eseguire nel proprio turno una delle seguenti tre azioni:
Prendere una tessera dal mercato
Vendere un set di tessere
Giocare un personaggio
Le azioni di Sobek 2 Giocatori
La partita terminerà immediatamente quando uno dei due giocatori non potrà eseguire almeno una delle tre azioni. Vediamole più da vicino.
Prendere una tessera
Presa la prima tessera dal primo giocatore fra le quattro iniziali al centro del mercato, poi i giocatori potranno prendere tessere solo dalla linea (verticale, orizzontale o obliqua) che l’Ankh indicherà. l’Ankh verrà posizionato sullo spazio vuoto lasciato dalla tessera da prendere, seguendo i segni indicati sulla stessa, così da essere pronto per la prossima presa. I giocatori che decideranno di raccogliere una tessera potranno farlo solo lungo la direzione indicata dell’Ankh.
Nel caso un giocatore decidesse di prendere non la prima, ma una delle successive tessere in linea d’aria, rispetto l’Ankh, tutte quelle saltate dovranno essere poste sulla plancia corruzione del giocatore. A fine partita chi avrà il minor numero di tessere corruzione sulla plancia corruzione, otterrà dei gettoni Deben.
Vendere un set di tessere
Altra azione possibile per i giocatori sarà quella di rivelare almeno tre tessere dello stesso tipo, per poter ottenere a fine partita dei punti. I punti si otterranno moltiplicando il numero di tessere di quel set per il numero di scarabei presenti sulle stesse.
Il numero di tessere minimo per questa azione è di tre tessere, ma potranno essere anche di più, giocate immediatamente in numero maggiore, oppure aggiunte in un secondo momento al set già venduto, sempre rifacendo una vendita della stessa merce e con un minimo di tre tessere.
I personaggi potranno essere utilizzati per completare i set, facendo riferimento al simbolo riportato nell’angolo. Sono presenti delle tessere jolly, quelle con la statua di Sobek, il dio coccodrillo, o eventualmente il personaggio a sfondo verde, sempre con l’effigie del coccodrillo in un angolo della tessera.
Una volta venduto un set di tessere, i giocatori guarderanno e sceglieranno una delle piroghe disponibili, attivando immediatamente il potere descritto. Una volta terminate le cinque piroghe, non ne verranno aggiunte di nuove.
Giocare un personaggio
Ultima azione disponibile è quella di giocare un personaggio precedentemente raccolto dal mercato. I giocatori scarteranno la tessera per attivarne immediatamente l’abilità descritta nella Scheda Aiuto del Giocatore.
Regolamento chiaro
Nel regolamento sono spiegate in maniera chiara le abilità di tutte le tessere piroghe, personaggio e poche altre cose che ho tralasciato in quest’articolo, pertanto, per una maggiore comprensione, vi invito a leggerlo direttamente dal sito di Playagame Edizioni. Sì, loro rilasciano il regolamento tradotto sul loro sito, disponibile a chiunque.
Consigliato dai dieci anni di età, la durata del gioco si attesta sui 20 minuti, abbastanza veritieri, ai quali ne vanno aggiunti due o tre per il setup. Inizialmente potrebbe rivelarsi leggermente più lunghetto, ma una volta imparata la simbologia, il gioco scorrerà che è una meraviglia.
La mano di Cathala
Diciamo le cose come stanno: Bruno Cathala è un fenomeno, uno di quegli autori che riescono con tre regole messe in croce a tirare fuori degli ottimi giochi, senza cadere nel ripetitivo o nel già visto. Sì, si riconosce la sua mano in molti dei suoi giochi, certi pattern li si ritrova, ma Cathala ha la capacità di portare sempre una minima variazione, quel piccolo twist che ti fa dire: “wow, questo gioco è una figata”. Lo abbiamo visto con dei capolavori come Il Piccolo Principe Costruiscimi un Pianeta, Kingdomino, 7 Wonders Duel e ora anche con questo Sobek 2 giocatori.
Quel qualcosina in più
Il sistema di conteggio dei punti a seconda dei set venduti, moltiplicando il numero di tessere per scarabei, è lo stesso già visto in altri suoi giochi. Tuttavia, introducendo come limite un numero minimo di tessere per la vendita, che specialmente sul finale fa sentire il peso delle proprie scelte, aggiunge quel qualcosina in più che segna una netta differenza dagli altri suoi precedenti titoli. Quasi, ci si trova davanti a un push your luck sul finale, inconsapevoli se il giocatore davanti a sé potrà continuare o meno, decretando la fine della partita oppure no. Meglio vendere il set in questo turno o aspettare il prossimo?
Anche le dinamiche di gioco, in cui spesso ci si trova a raccogliere una piroga a noi inutile, pur di non lasciarla nelle mani dell’avversario, oppure di giocare un personaggio senza beneficio, pur di non spostare l’Ankh, ne fanno un titolo altamente strategico e profondo.
L’incidenza dell’alea in alcuni aspetti del gioco, come la presenza dei personaggi coperti, o la pesca alla cieca dei Gettoni Deben, potrebbe far storcere il naso ai puristi amanti degli astratti a informazione completa. Non è sicuramente il target a cui è rivolto Sobek 2 Giocatori, che trovo invece coerente nella scelta di mantenere un taglio più family, con questa variabilità che rende il gioco vivo e incerto fino alla fine.
In conclusione
Regolamento semplice e veloce da assimilare, durata di gioco contenuta, una bella grafica e buoni materiali. Non c’è molto altro da aggiungere, Sobek 2 Giocatori mi ha conquistato e si piazza alto nella classifica dei miei giochi da due preferiti. Non è un caso se molti di questi giochi che più apprezzo siano dello stesso autore, così come non è un caso che molti suoi giochi siano pubblicati in Italia da Playagame Edizioni. Sento affinità con il catalogo di questa giovane casa editrice e spero continui a mantenere alto il livello, perché di giochi così ne abbiamo bisogno tutti!
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Torniamo a parlare di giochi come si deve, facendolo con un gioco fatto davvero come si deve. Non sto scherzando, Messina 1347 è un titolo che offre un sistema di gioco impegnativo ma non eccessivamente complesso, capace di soddisfare anche i palati più fini.
“Nel 1347, una galea genovese proveniente dalla penisola di Crimea arrivò in Sicilia e attraccò nell’antico porto di Messina. Sulla galea c’erano dei ratti. I ratti avevano le pulci. E le pulci trasportavano la pestilenza che sarà riconosciuta poi come Peste Nera. Nei successivi 4 anni, morirà metà della popolazione delle città Europee.”
traTTO dal regolamento
Titolo della Delicious Games, portato in Italia da Tesla Games, che ultimamente sta inanellando una serie di colpacci mica male, Messina 1347 è un piazzamento lavoratori ben tematizzato, per 1-4 giocatori dalla scorza dura: non un gioco da proporre a “un primo appuntamento”. È presente dunque una modalità solitario, che ammetto di non aver ancora provato e che onestamente non so se mai proverò, non amando particolarmente giocare da solo.
Gioco di Raúl Fernández Aparicio, di cui sappiamo poco, e Vladimír Suchý, invece molto conosciuto e apprezzato per giochi come Pulsar 2849, Underwater Cities e Praga Caput Regni, quest’ultimo portato anch’esso in Italia da Tesla Games.
Messina 1347 in breve
In Messina 1347 i giocatori dovranno cercare di contrastare la diffusione della peste nella città purificando le aree colpite con il fuoco, ottenendo in cambio un avanzamento nel tracciato registro della popolarità. Dovranno cercare di salvare gli abitanti ed eventualmente mettere in quarantena quelli colpiti dalla peste.
Potranno sfruttare le loro competenze mettendoli a lavorare nei distretti sulla propria plancia giocatore, o costruendo botteghe e addirittura capanni per la quarantena migliorata per mettere a lavorare anche gli appestati… un po’ quello che capita oggi a chi ha il covid e può lavorare da casa. I giocatori potranno eseguire azioni in base al settore delle città selezionate, cercando di ottimizzare il proprio motore di gioco, facendo avanzare i propri segnalini sui due tracciati: registro cittadino e registro ecclesiastico. Nel corso del gioco potranno debellare la peste in quartieri della città, ripopolando Messina e ottenendo rendite e punti reputazione, ma anche punti negativi sotto forma di bei rattoni qualora la peste continuasse a colpire l’area.
Vediamo più da vicino
Messina 1347 offre una buona variabilità al setup che, in base al numero di giocatori, porterà a una diversa disposizione delle tessere esagonali che compongono la città. Le tessere saranno posizionate in maniera casuale, ma seguendo uno schema predefinito. Ogni tessera esagono, anche detta esagono rione, avrà diversi elementi quali un colore di riferimento, un ratto disegnato in diverse pose, dei simboli corrispondenti ad azioni e un valore di ripopolazione.
All’inizio di ogni round bisognerà ruotare in senso orario la ruota della popolazione, un disco di cartone che ruotando rivelerà una serie di informazioni quali la posa del ratto, per la collocazione dei cubetti peste sulle tessere con la stessa immagine, e dei colori abbinati a tre diversi tipi di abitanti, per la distribuzione degli stessi sulle tessere dal colore corrispondente.
Luogotenenti
I giocatori seguendo l’ordine di turno posizioneranno un proprio luogotenente (meeple) su un esagono rione, prelevando abitanti se presenti e mettendoli sulla tenuta della propria plancia giocatore, oppure nel primo spazio di uno dei quattro capanni quarantena se presente un cubetto peste.
Una volta salvato il o gli abitanti presenti sulla tessera, si potrà debellare la peste se presente un cubetto o più, utilizzando segnalini fuoco e avanzando sul tracciato del registro di popolarità. In caso non si riuscisse a debellare la peste, per mancanza di segnalini fuoco, si riceverà un segnalino ratto, dei carinissimi topastri neri che a fine partita varranno punti negativi!.
Dopo aver combattuto la peste sarà possibile eseguire l’azione presente sull’esagono, ottenendo risorse come monete, legno, fuoco e avanzamenti sui tracciati. Fra le azioni più utili ci sarà quella della costruzione, con il simbolo di una sega, che permetterà di erigere botteghe o capanni migliorati per la quarantena. Alla fine di ogni round, per ogni abitante presente nelle botteghe o nei capanni migliorati, sarà possibile ottenere delle rendite.
I supervisori
Avere abitanti nella propria tenuta permetterà, quando attivati dai movimenti di uno dei tre supervisori, di ottenere i vantaggi associati agli stessi. In base al movimento dei supervisori, nel prosieguo del gioco, si potranno attivare più abitanti e ottenere più vantaggi. Anche progredendo sui tracciati registri si potranno sbloccare delle migliorie, inanellando una serie di benefici come ad esempio dei nuovi meeple da poter utilizzare nel corso del gioco.
Agli estremi della città saranno presenti quattro porti dove attraccheranno le galee, portando la peste con loro. La tessera porto, diversa dalle altre tessere città per forma, avrà anche un’area molo che, a differenza di tutte le altre tessere rione, non sarà esclusiva. Più meeple potranno trovarvisi in contemporanea. Debellando la peste su di una nave si otterrà il segnalino nave, e ottenendo un numero pari di segnalini nave, si potrà fare avanzare un proprio supervisore di un passo sulla plancia giocatore attivando gli abitanti come da prassi.
Rendite
Al termine di ogni round i giocatori riceveranno le rendite in base ai cittadini presenti nelle botteghe e nei capanni quarantena migliorata, poi gli appestati avanzeranno di un passo verso destra, passando dallo slot 1 al 2, oppure dal 2 a una casella della propria plancia giocatore. Tutti i meeple nella città di Messina andranno sdraiati, e i cittadini rimasti nelle tessere con la peste andranno rimossi dal gioco.
Verrà rifatto l’ordine di turno, seguendo il posizionamento sull’ordine tracciato richiesto per quel round, si farà attraccare una nuova galea e si aggiungerà un nuova tessera rione, seguendo le istruzioni sul regolamento per il corretto posizionamento.
La Ruota della Popolazione
Dopo aver ruotato la ruota della popolazione, assegnati nuovi cubetti peste e nuovi abitanti, si proseguirà con un nuovo round di gioco. Dal primo giocatore si potrà rialzare un proprio meeple sdraiato per ripetere la stessa azione già eseguita in precedenza, oppure muoverlo in un esagono adiacente, in maniera gratuita, o altrove al costo di una moneta per ogni ulteriore tessera saltata. Nessun meeple potrà essere posizionato su di una tessera già occupata da un altro meeple in piedi.
La partita finirà al termine del sesto round, dopo la fase di rendita. Verranno assegnati punti in base al posizionamento sui tracciati registri e ne verranno scalati a seconda della quantità di ratti accumulati. Si assegneranno punti in base al raggiungimento dei livelli sulla plancia pergamena e per le tessere ripopolamento posizionate nella città.
Consigli di gioco
Messina 1347 è un gioco che sto apprezzando sempre più, partita dopo partita. Sicuramente nell’ultimo periodo l’ho giocato con assiduità e con piacere, non subendo la tanto decantata ripetitività letta altrove. Come dicevo all’inizio di questo articolo, Messina 1347 è un gioco per giocatori esperti ma non pesante o troppo complesso da imparare.
Ho meno di dieci partite alle spalle, sicuramente non abbastanza per trarre delle conclusioni degne di una recensione, cosa che questo articolo non vuole essere, ma una cosa l’ho capita fin da subito: gli appestati li devi fare lavorare il prima possibile! Fin dal primo round bisogna concentrarsi nella realizzazione di almeno un capannone quarantena avanzato, per poter mettere a lavorare quegli abitanti scansafatiche che, dietro la scusa di un “virus”, pretendono di starsene con le mani in tasca a fare nulla!
Altra cosa su cui concentrarsi è il cercare di ottenere il prima possibile altri meeple per poter fare più azioni, cercando di avanzare sul tracciato registro cittadino. Altro metodo per sviluppare un buon motore di gioco è quello di sfruttare al meglio l’area sulla plancia giocatore, mettendo nel proprio distretto abitanti al lavoro, cercando di potenziarli e attivandoli spesso. Un punticino può sembrare poca roba, ma se sfruttato a dovere può fruttare un bel gruzzoletto a fine partita.
In conclusione
Messina 1347 è un titolo di medio alta complessità che offre un sistema di gioco appagante. Se vi aspettate delle meccaniche innovative potete andare e guardare altrove, ma se vi “accontentate” di avere fra le mani un titolo solido, piacevole e ben realizzato, dategli una chance. Ben ambientato, per gli standard di un eurogame, propone meccaniche di gioco coerenti e perciò intuitive e facili da memorizzare.
Il sistema modulare delle tessere rione con cui viene creata una città diversa a ogni partita, offre già di per sé una buona variabilità, ma se ciò non bastasse, con la variante avanzata e le plance asimmetriche, c’è da sbizzarrirsi. Molto interessante la selezione del primo giocatore ad ogni round, rimbalzando fra i diversi tracciati registro, così da spingere i giocatori a sviluppare il proprio gioco su più fronti.
Per concludere, alla fine è tutta una corsa a bruciare la città, prendere poveracci ammalati, sbatterli a lavorare in dei capanni e farsi fighi con gli altri guadagnando popolarità…
Mi ricorda i bei tempi delle medie!
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A chi legge porta via poco tempo, a chi scrive serve per capire se si sta andando nella giusta direzione.
L’importante è essere costruttivi anche nelle critiche.
Ci sono situazioni che inspiegabilmente ne innescano altre, scatenando quelli che sono veri e propri effetti collaterali. Bevi un bel sorso di Coca-Cola: rutti, lavi la macchina: piove, compri un gioco in scatola: il giorno dopo lo scontano del 60%. È questione di sfiga, qualche volta, ma spesso fa tutto parte del disegno di (aggiungere divinità a piacere). Così, da poco, si è chiuso un cerchio che vi voglio raccontare: la storia di un padre e di suo figlio e degli effetti collaterali che certe decisioni innescano.
Ritorno al futuro
Salgo sulla mia macchina del tempo senza impostare la data, anche perché non saprei quale mettere, ma più o meno, visto che funziona a immaginazione e la guido a occhi chiusi, torno indietro di circa otto anni.
Sono in piena fase “Acquisti Compulsivi” e sto dilapidando tutti i miei averi in giochi in scatola e giochi di ruolo. Questa passione che mi accompagna fin da bambino e che avevo imparato a tenere a freno, ora ha ripreso a picchiettare nella mia testa in maniera incessante. Non si capisce come mai, sarà la crisi di mezz’età arrivata un po’ troppo in anticipo, ma tanto è che mi faccio prendere la mano. La situazione presto diventa insostenibile.
Indeciso se contattare discutibili chirurghi brasiliani, specializzati in espianti di organi in cambio di denaro, soluzione comunque meno pericolosa del mostrare a mia moglie gli estratti conto, giungo alla conclusione che devo darci un taglio. Basta con gli acquisti compulsivi!
Sistema di autodifesa
Non potendo più cedere alle tentazioni, anche per una questione di orgoglio personale, oltre che di sopravvivenza, stabilisco di non comprare più giochi senza aver prima seriamente valutato e soppesato la situazione. Evitare di comprare la qualunque e concentrarmi solo su pochi ma buoni, come le persone normali dovrebbero fare. Così il mio sistema di autodifesa attua le prime misure per la conservazione della specie, la mia, ponendo un freno ai miei impulsi. Il mio subconscio, tuttavia, costruisce a sua volta un altrettanto formidabile, infallibile, modo per aggirare le sicurezze del mio sistema di autodifesa.
Lo compro per mio figlio
Sistema eluso. Nessun senso di colpa. Zero effetti collaterali. Reindirizzamento dei fondi utilizzati dal budget personale a quello familiare. Modalità padre dell’anno attivata. Ora ogni gioco comprato non è per me, ma per mio figlio! Lo dico seriamente e lo ripeto come un mantra a chiunque mi faccia notare quanto il mio volermi dare “una calmata” con lo shopping, non abbia in realtà portato a chissà quali miglioramenti.
“Ho preso questo gioco per Andrea, si chiama Concordia, vedrai che gli piacerà fra un paio d’anni” – “Bello questo Antiquity, glielo prendo così impara l’importanza del rispetto per il clima!” – “Buongiorno, cercavo una copia di Mice and Mystics da regalare a mio figlio. Ah, già che sono qui, prendo anche un Terra Mystica che sono sicuro un giorno gli piacerà molto, grazie!”
In tutto questo, mio figlio di circa 4 anni, non ha la minima idea di quanto suo padre stia investendo sul suo futuro.
Un padre modello
Per carità, ho preso anche giochi adatti alla sua età e probabilmente alla Haba hanno una mia foto appesa sui muri, tanto forte è stato il contributo economico dato in quel periodo al sostentamento dell’azienda!
Però, ora immaginate un bambino che cresce attorniato da scatole e scatole di giochi da tavolo, con un padre, grande appassionato, che ogni giorno legge, tira dadi e muove pedine colorate sul tavolo. Ecco, ora che lo avete immaginato e la vostra mente ve lo ha sicuramente raffigurato ammaliato o incuriosito, sappiate che vi state sbagliando. Non glien’è mai potuto fregare di meno! Una stimolazione eccessiva ha portato fin da piccolo a una perdita d’interesse. I famosi effetti collaterali. Non c’è mai stata curiosità, benché cresciuto attorniato da pigne e pigne di giochi in scatola. Vi assicuro che la gatta, a confronto, è sempre stata più attratta dai giochi di mio figlio.
Non perderò questo treno
Andrea ha 11 anni e come molti suoi coetanei è dipendente da YouTube, Roblox, Minecraft e altro ancora. Si fa fatica a stare al suo passo. Tuttavia, qualcosa sta cambiando e inizio a scorgere lampi di curiosità nei confronti dei giochi in scatola. Forse il gioco da tavolo sta diventando veramente mainstream e sta iniziando a invadere i suoi interessi. Ho colto al volo l’occasione. Prima si è lasciato avvicinare con qualche gioco da due come Jurassic Snack, Mosquito Show e Little Big Fish, poi qualche Escape Room da tavolo. Piccoli passi.
Ne ho avuto dimostrazione anche all’ultimo Picnic Ludico, dove dopo essersi trovato con altre persone a un tavolo, senza mamma e papà, ha scoperto Ticket to Ride e gli si sono illuminati gli occhi.
“Papà è davvero bello Ticket to Ride, lo compriamo?” ovviamente è in collezione da anni e sono abbastanza certo di averglielo proposto un paio di volte ricevendo picche, ma la cosa mi ha comunque fatto molto piacere e ora sono tre sere di fila che mi chiede di giocare!
Il cerchio si sta chiudendo
Aperti gli occhi e parcheggiata la macchina del tempo, assaporo un po’ del presente, consapevole che anche per i casi più disperati esiste una possibilità. Non sto dicendo che ora le cose siano completamente cambiate, è ancora troppo presto per averne conferma, ma le premesse sembrano incoraggianti. Gradualmente, giorno dopo giorno, cercherò di instaurare una routine con giochi veloci e non troppo complessi, per poi provare ad aumentare il livello in base ai suoi gusti. Intanto, per non sbagliare, anche quest’anno lo porto al GiocAosta. Sono sacrifici, ma qualcuno deve pur preoccuparsi della sua educazione ludica e chi meglio di suo padre, che ha investito così tanti soldi sul suo futuro, può farlo?
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A chi legge porta via poco tempo, a chi scrive serve per capire se si sta andando nella giusta direzione.
L’importante è essere costruttivi anche nelle critiche.
Rieccomi dopo una breve “vacanza” a scrivere parole e parole che soltanto pochi leggeranno. Io lo so che tanto anche se cliccate in mille persone (una volta eh, bei tempi quelli) alla fine chi legge veramente sono sempre i quattro soliti irriducibili. A voi dico grazie e dedico questo articolo. Non fate caso al titolo e non siate schizzinosi!
Obiettivo
Per iniziare, piccola premessa, avrei voluto scrivere un articolo acchiappa click tipo: “la top dieci dei giochi da portare in vacanza!“. Veloci da buttare giù, poco impegnativi e dal successo assicurato (chi scrive su qualche blog sa di cosa parlo). Invece no, preferisco andare a parlare d’altro.
Da quando ho riaperto il blog mi sono prefissato come obiettivo quello di non dare peso ai numeri, alle visualizzazioni, ma di scrivere quello che volevo, quando volevo e come volevo. Quasi un diario personale a cui confidare le mie impressioni inerenti il mondo del gioco. Ovviamente confessioni segrete a cui avete accesso anche voi, dove mi lascio andare in maniera genuina e onesta.
Onestà
Alla fine l’onestà paga ed è l’unica arma che noi poveri scribacchini da quattro soldi abbiamo per farci apprezzare e magari leggere con frequenza. La chiamano onestà intellettuale, quella capacità di riportare eventi ed esperienze in maniera limpida e coerente, non distorta dal desiderio di avvantaggiare una propria tesi. Scrivere quello che è inconfutabilmente la realtà dei fatti ai nostri occhi.
Esperienza
Non è che chi scrive da tanto tempo sia esente da errori, anzi, più scrivi e più è probabile che sbagli! L’esperienza ti salva tante volte, ma è uno scudo che qualche volta scivola di mano. Può essere benissimo che leggi il regolamento di un gioco e capisci male una regola. Magari il regolamento non è scritto nemmeno molto bene, hai le attenuanti, ma nel frattempo fai diverse partite, tutte viziate da quell’errore che ti falsa la percezione del gioco e la tua onestà intellettuale ti fa scrivere le peggio cose. Fin qui tutto bene. Diciamo. Capita a tutti di prendere una cantonata. Mica siamo infallibili. Il problema sta altrove. Il problema arriva dopo.
Superficialità
Ormai è prassi assodata quella di osannare chi scrive in maniera negativa dei giochi. Spesso chi legge è convinto che se qualcuno parla male dei giochi allora è onesto e integerrimo, non schiavo degli editori. Allora giù come soldatini a seguire il capitano a ogni battaglia. Gente che su Facebook vomita tutta la propria superficialità e pochezza, accontentandosi della valutazione del proprio beniamino, senza provare a usare la propria testa. Gente che forte dell’opinione appena letta arriva a dire agli autori di un gioco che secondo loro, dall’alto delle loro tre, quattro, dieci partite, il gioco è rotto e ci vuole una home rule. Poi magari salta fuori che giocano da sempre sbagliando qualcosa, ma chissà perché hanno ragione comunque loro. Poco importa se quel gioco ha passato magari tre anni di sviluppo e centinaia di ore di test.
Scemo chi legge
Sarò onesto: sono turbato, questo rant non è contro il recensore (che stimo per il piglio creativo nello scrivere, per qualità e quantità), ma è rivolto a chi legge e non riesce a ragionare con la propria testa. Quelli che quando gli indichi la luna si fermano a guardare il dito. Si accontentano di una descrizione quando potrebbero alzare lo sguardo e aprire gli occhi.
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Ci siamo, è tutto pronto. Sono anche un po’ emozionato! Tre anni dopo l’ultima edizione, per la prima volta tenutasi a Castellanza (VA), ritorna il Picnic Ludico! Stessa location e stessa formula vincente, ma con una novità: forti dell’esperienza dell’ultima edizione e della voglia di raggiungere quante più persone possibili, questa volta l’evento raddoppia, svolgendosi per ben due giorni!
L’eredità di TeOoh
Il picnic Ludico è un evento che nasce da un’idea di Matteo TeOoh Boca, famoso YouTuber del settore e novello autore di giochi, che nel 2015 decise di organizzare un evento leggero e spensierato dove condividere una giornata di gioco con amici e appassionati. Una proposta aperta a tutti, giocatori esperti e non, in una location del nord Italia fra il novarese e il parco del Ticino. Caldo e zanzare a parte fu un successo clamoroso, con moltissime persone presenti, accomunate dalla voglia di giocare e condividere un bel momento insieme.
Uno dei 21 giochi creati da TeOoh
Nei tre anni successivi, forte del gradimento dei partecipanti, TeOoh riuscì a organizzare altri Picnic Ludici, cambiando anche location e portando sempre più persone a partecipare, ma riuscendo a mantenere intatto lo spirito con cui l’idea era nata. Poi, con la nascita di un figlio, gli impegni sempre crescenti con il lavoro e il canale YouTube da seguire, la preparazione di un picnic ludico era diventata improponibile. È qui entriamo in gioco io e Matteo Sassi.
Una scommessa vinta
Era il 2019 quando abbiamo raccolto il testimone dalle mani di TeOoh e abbiamo dato vita al primo Picnic Ludico alla Corte del Ciliegio di Castellanza. Nonostante le incertezze per una location diversa dalle precedenti e l’avvicendamento nell’organizzazione, ci fu un’ottima risposta e l’evento andò molto bene. Decisamente oltre ogni nostra aspettativa. Sapevamo di avere il posto ideale con una struttura perfetta, comoda da raggiungere e con molti potenziali giocatori da coinvolgere.
Quello che ci ha fatto molto piacere fu che la metà dei partecipanti era composta da famiglie e casual gamers, attirati dagli articoli dei quotidiani locali della provincia o capitati lì per caso. Al posto giusto nel momento giusto!
Oggi tentiamo nuovamente di avvicinare nuovi potenziali giocatori a questo bellissimo hobby, ma non solo, vogliamo consentire ai tanti amici giocatori di vivere una due giorni spensierata all’insegna del gioco. Quello che davvero vogliamo è che la gente riscopra un modo sano e intelligente di stare insieme.
Picnic Ludico 2022
Il parco della Corte del Ciliegio è completamente recintato, comprensivo di più zone dedicate ai giochi per bambini quali scivoli, altalene, campo da basket e altro. Uno spazio verde grande ma non troppo dispersivo, così da non correre il rischio di perdere ore a inseguire i propri bambini.
Come nello spirito di ogni Picnic Ludico, anche questa edizione sarà a ingresso libero, senza obblighi di alcun genere. Sarà tuttavia ben accetta una donazione volontaria (anche solo un euro ad adulto) per fare rientrare delle spese di gestione che Le Cronache del Giocoed Educere Ludendo hanno sostenuto per la realizzazione dell’evento.
Quando ha un pensiero fisso in testa…
Per vivere alla grande l’esperienza di un vero Picnic Ludico, sarà possibile portarsi il cibo da casa, o approfittare dei pasti convenzionati proposti dal bistrot della Corte del Ciliegio; Per quest’ultima soluzione sarà necessario prenotarsi entro e non oltre il 29 giugno.
Tranquilli, non dovremmo avere problemi di zanzare grazie alla tempestiva disinfestazione fatta dal comune diverse settimane fa.
Molto probabilmente farà caldo, come da tradizione per i Picnic Ludici, ma potremo comunque contare sul porticato della corte, che con la sua ombra proteggerà i tavoli nelle ore più calde. Al centro della corte avremo alcuni tavoli sotto dei gazebo che gli amici dell’associazione ludica In Ludo Veritas di Varese ci hanno gentilmente prestato.
Quindi questo Picnic Ludico 2022?
Sabato dalle 15 alle 23 e domenica dalle 10 alle 18 saranno due giorni all’insegna del gioco!
Anche in questa edizione come da tradizione avremo l’angolo del mercatino dell’usato, dove ognuno potrà vendere i propri tesori e trovarne di nuovi. Domenica ci sarà un torneo di Unmatched organizzato dal nostro Riccardo, il quale si presterà nella giornata di sabato a far provare il gioco a tutti quelli che vorranno cimentarsi.
Fra le novità più interessanti di quest’anno ci sarà anche l’Ape Presta Gioco di Stefano (sì, quello in copertina), che porterà giochi e allegria!
In questa occasione metteremo a disposizione dei tavoli per gli autori, i quali potranno portare i propri prototipi da testare.
Ale, Matteo e trenta tavoli da scaricare!
Cosa aggiungere ancora?
Come nella precedente edizione anche quest’anno avremo giocatori che si muoveranno dalle regioni vicine! Dalla Liguria, dal Piemonte e dal Veneto e chissà se qualcuno da ancora più lontano. Amici che hanno vissuto l’edizione del 2019 e che hanno deciso di tornare! Un motivo ci sarà… e voi avete un buon motivo per non venire?
Raramente mi capita di parlare di un gioco da tavolo partendo dalla fine. Solitamente prendo spunto dall’idea, dal setting o dal sistema di gioco e ci costruisco sopra un’introduzione. Con questo articolo è andata diversamente, sono rimasto così affascinato dalla lettura delle ultime pagine del regolamento di One Small Step, che mi è sembrato giusto partire così. Un’appendice concentrata ma ben curata ed esaustiva, capace di aggiungere tante nozioni e colmare le curiosità dei giocatori. Dettagli, certo, ma che fanno apprezzare ancora di più la passione con cui è stato ideato questo gioco da tavolo.
In questo articolo vedremo solo le cose principali che caratterizzano One Small Step perché c’è davvero parecchio materiale. Per una lettura più approfondita rimando direttamente al regolamento.
La corsa allo spazio
A conti fatti andare sulla Luna nel 1969 non dev’essere stato proprio un gioco da ragazzi. Immaginate due superpotenze, entrambe spinte dall’entusiasmo per una seconda guerra mondiale appena vinta e conseguente boom economico. Una pressione mediatica innescata da dichiarazioni politiche altisonanti, in un clima di sospetto e tensione crescente che di lì a poco sarebbe stato ribattezzato con il nome di guerra fredda. Una vera e propria lotta contro il tempo, con tecnologie per l’epoca avveniristiche ma ancora non sufficienti a realizzare quello che sembrava impossibile. Eppure, alle volte, anche i limiti che appaiono irraggiungibili vengono infranti. La caparbietà, il coraggio, il sacrificio di uomini e donne il cui lavoro, spesso sottotraccia, ha permesso loro di toccare la luna. Di scrivere la storia.
Il lato oscuro della luna
Con One Small Step potremo riscrivere questa storia e rivivere i momenti iconici della corsa allo spazio, dando un’impronta diversa e anche, perché no? un finale diverso. Personaggi di rilievo delle due rispettive agenzie spaziali potranno essere assoldati dalla controparte nemica, regalando situazioni paradossali e affascinanti allo stesso tempo. Chi riuscirebbe a resistere alla tentazione di assoldare uno Jurij Gagarin alla NASA?!
One Small Step è un gioco gestionale di programmazione e opportunismo, che mette due fazioni l’una contro l’altra: Stati Uniti e Unione Sovietica, che si daranno lotta nel tentativo di raggiungere per primi la luna, in un botta e risposta continuo ed estenuante. Ogni singola decisione dovrà essere valutata con la consapevolezza di possibili attacchi diretti o indiretti in risposta.
One Small Step in breve
One Small Step è principalmente un piazzamento lavoratori portato in Italia da Fever Games. Titolo per 2-4 giocatori, adatto dai 14 anni per partite dalla durata di 60-90 minuti, appare più complesso di quello che realmente è. Nonostante sia un titolo pensato per darsi battaglia uno contro uno, One Small Step può essere giocato con soddisfazione anche in squadre di due giocatori con una suddivisione dei compiti: un giocatore controllerà il dipartimento di ingegneria, l’altro il dipartimento di controllo.
La gestione dei due dipartimenti sarà molto importante, soprattutto nella selezione delle azioni esclusive sulla terra e sulle carte evento, il cui scopo ultimo sarà quello di raccogliere risorse per affrontare missioni spaziali. In One Small Step le due fazioni andranno a costruire il proprio motore di gioco, migliorando risorse, reclutando personale e cercando di portare a termine quante più missioni possibile.
Panoramica di One Small Step
Il tabellone di gioco presenta un’area con il pianeta terra, in cui saranno presenti delle azioni esclusive. Ogni zona potrà essere occupata solo da un meeple, che in base alla tipologia (ingegnere o controllore), gli permetterà di eseguire l’azione dedicata.
L’area media presente sul tabellone determinerà l’iniziativa fra i giocatori. In questa track l’Unione Sovietica partirà avanti di un punto rispetto agli Stati Uniti. Man mano che si susseguiranno degli avanzamenti, verranno rivelate delle tessere bonus media che i giocatori conquisteranno, ottenendo migliorie o abilità.
Risorse e carte
In One Small Step sono presenti 9 tipi di risorse, suddivise in tre categorie:
Ogni risorsa potrà essere di tipo temporanea (segnalino tondo) o permanente (segnalino quadrato).
Le due fazioni avranno nella propria plancia agenzia, in alto, delle aree adibite allo stoccaggio delle risorse in base alla loro categoria. Queste risorse potranno essere guadagnate durante il gioco, principalmente mediante l’utilizzo del dado corrispondente.
Le carte sono il fulcro del gioco, attraverso la loro pesca i giocatori decideranno la strategia da seguire. Le Carte Missione verranno pescate e posizionate sulla plancia in una delle due aree denominate Meno 2 e Meno 1. L’area Meno 2 sarà la più lontana dal lancio e offrirà al giocatore una risorsa a caso data dal lancio di un dado rosso (categoria satellite), ma l’area Meno 1, più vicina a quella del lancio, offrirà una risoluzione più veloce. Le Carte Missione, una volta giunte nella Zona di Lancio, dovranno aver assolto le richieste di risorse per portare benefici, altrimenti i giocatori subiranno dei malus.
In dotazione a ogni fazione saranno date dell Carte Missione equipaggio, delle missioni personali che i giocatori potranno assolvere durante la partita. Le carte Eventi saranno principalmente di due tipi: Carte Sviluppo a sfondo verde e Carte Personale a sfondo blu. Le Carte Personale andranno piazzate alla destra della plancia e non potranno essere più di tre in gioco. Le altre potranno restare in mano senza alcun limite.
Fasi di gioco di One Small Step
Ogni partita a One Small Step sarà composta da una serie di round e terminerà al raggiungimento di una delle seguenti condizioni di fine partita:
Una fazione raggiunge per prima la luna.
Una fazione termina il proprio mazzo personale di missioni equipaggio.
Sono terminate le carte del mazzo eventi.
Ogni round si articola in sette fasi di gioco:
Countdown
Rifornimento
Pesca delle Carte
Piazzamento Lavoratori
Personale
Giocare Carte
Lancio Missione
La fase Countdown sposterà avanti di un passo le Carte Missione sulle plance dei giocatori, avvicinandole al momento del lancio. La fase Rifornimento rivelerà 4 Carte Evento sulla plancia e riattiverà tutte le risorse permanenti. La Pesca delle Carte farà pescare una carta per dipartimento, alternando le due fazioni. Il dipartimento controllo potrà scegliere se pescare una Carta Missione Satellite dal Mazzo Comune o una Carta Missione Equipaggio dal Mazzo Personale. Il dipartimento di ingegneria potrà pescare dalle stesse due alternative, ma eventualmente anche dal Mazzo Eventi, aggiungendo la carta alla propria mano (o alla destra della plancia se di tipo Personale).
Il Piazzamento Lavoratori si svolgerà alternata fra le due fazioni e attiveranno delle azioni presenti sul tabellone o sulle Carte Evento rivelate. La fase Personale permetterà a ogni fazione di utilizzare le Carte Personale poste alla destra della plancia per attivarne (una volta per turno) gli effetti. La fase Giocare Carte permetterà di giocare Carte Sviluppo dalla mano, pagando i costi in risorse e ottenendo gli effetti relativi. Per finire, la fase Lancio Missione, il punto d’arrivo del round dove tutte le Carte Missione presenti nell’ultimo slot della plancia agenzia andranno risolte. Si potranno risolvere le carte presenti nell’ordine desiderato, ottenendo successi minori o maggiori, soddisfando le richieste pagando risorse come richiesto, oppure fallendo la missione e subendo penalità.
Anche meno
Ho tralasciato diversi punti del manuale, ma non era mia intenzione fornire un’alternativa alla sua lettura. One Small Step merita di essere affrontato con la dovuta attenzione, così da poterne apprezzare ogni attimo durante la partita.
Ammetto che la prima volta davanti alla plancia non tutto appare molto immediato, ma in realtà ci si mette poco a capire la simbologia e la logica del gioco. Per abbattere un po’ le difficoltà iniziali, il gioco può essere affrontato in una modalità principiante, sfruttando una mini plancia azioni ed evitando l’utilizzo di alcune carte. Poche modifiche così da impratichirsi con il sistema di gioco.
E guardo il mondo da un oblò
One Small Step è un ottimo gioco che si fa apprezzare per la cura e l’attenzione date al tema e il bel ritmo al tavolo. Il sistema di gioco è in realtà molto semplice, si tratta di creare un motore e di collezionare risorse da evolvere e reinvestire. L’interazione indiretta per la lotta sulle carte e gli spazi azione è viva, ma non asfissiante, così come quella diretta quando si appioppano richieste extra sulle missioni avversarie. Fallire una missione non è semplice ma possibile, bisogna non aver prestato bene attenzione e aver sbagliato i propri calcoli.
Nella scatola del gioco è già presente l’espansione: Eroi Sconosciuti, con un piccolo mazzo di Carte Personale con altre personalità tutte da scoprire, per aggiungere più varietà a ogni partita.
Vista l’abbondante presenza di risorse sarà necessaria l’organizzazione della scatola con le ziplock (presenti nella scatola) o addirittura, come fatto dal sottoscritto, con un portaminuterie in plastica di quelli economici. L’esperienza di gioco ne guadagnerà, velocizzando le operazioni di setup.
One Small Step è un gioco da tavolo si differenzia dagli altri gestionali, puntando l’accento sulla parte storica. Le carte che compongono il gioco sono piccole perle da scoprire avidamente, se appassionati del momento storico.
Tuttavia, per alcuni potrebbe essere spiazzante avere tutta una serie di riferimenti storici precisi su carte e manuale e poi ritrovarsi a giocare con elementi fuori posto. A me questa parte in realtà ha divertito, poi, come logico, tutto il flavour del testo e delle immagini è scomparso, passando in secondo piano e lasciando che l’attenzione fluisse unicamente sulle icone.
Il gioco l’ho apprezzato in due giocatori e credo sia la configurazione migliore per giocarlo. Anche in quattro è molto interessante e onestamente non pensavo mi sarebbe piaciuto, invece ha risvegliato quella sensazione piacevole di lavoro di squadra che raramente si trova in un gioco da tavolo gestionale. Non ho provato One Small Step in tre giocatori, ma sono abbastanza certo che non lo proporrei al mio gruppo di gioco in quella configurazione, avendo tante altre alternative in libreria.
Ringrazio nuovamente la Fever Games per avermi fornito la scatola di valutazione.
Se volete sapere qualcosa di più su One Small Step, date un’occhiata anche al bel fumetto realizzato dall’amico Riccardo Giardina.
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